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Il Covid, un male che credevamo confinato in lande lontanissime, serpeggia fra la popolazione: l'ansia, il dubbio, la grancassa social-televisiva diuturna e stressante portano a provvedimenti biopolitici dal sapore apocalittico e, nel breve volgere di due settimane, a fine febbraio, ci ritroviamo in pieno isolazionismo di massa, denunciati per una passeggiata col cane, impediti nella mobilità, sospettosi del vicino, trasfigurati da mascherine distopiche, con le Borse che crollano, la produzione congelata, lo spettro della "peste" e della miseria che ribussano alle nostre porte dai tempi della Milano di Renzo e Lucia. Ma nessuna analisi complessa di tipo storico, sociale, critico e genealogico del contagio è stata fatta in tempo reale, preferendo le semplificazioni ossessive, luttuose, statistiche e paranoiche dell'informazione mainstream che ha incatenato le nostre menti. Non sono state indagate le cause antropiche del virus visto come "flagello", le responsabilità a livello di malasanità territoriale, la finanziarizzazione della medicina; nemmeno evidenziati i conflitti di interessi dei guru della Scienza, i raffronti con altre malattie in Italia e nel mondo.